“Cabin crew be ready for take off” le piace sussurrare tutte le mattine, appena sveglia. Ovviamente non c’è nessuna crew. Lei è una rondine, mica un comandante di un volo di linea. Questa idea, però, del comandante di volo nessuno riesce a togliergliela dalla testa. Magari lo è stata in una vita precedente o forse si tratta di un desiderio per una vita futura? Chissà. Intanto lei ogni mattina lo ripete quel comando. Un rito che si concede soltanto per il primo volo del giorno, quando esce dal nido e per un paio di secondi guarda il panorama prima di lanciarsi nella nuova giornata. Poi per tutti gli altri voli non ha mica il tempo per dedicarsi a certe fantasie. È un continuo poggiati qui, scappa lì, schiva l’auto, attenzione allo scooter, oh mamma un piccione, un corvo, un gabbiano, il bus, il tram, un elicottero, un airbus.
“Un airbus? Ehy collega, ehyyyy!!”
E considerato che aveva già rischiato un paio di volte di finire risucchiata dentro le turbine di quei bestioni, le avevano spostato il nido in una zona della città lontana dall’aeroporto.
“Ma io volevo soltanto salutare il comandante di quel volo, siamo colleghi” cercava di giustificarsi col sindaco delle rondini di Milano.
“Niente da fare! Sino a quando non ti toglierai dalla testa questa storia degli aerei te ne starai col tuo nido in cima alla Torre Velasca.”
Costruire un nido non è facile.
Costruirlo in cima ad una torre è ancora meno facile. Se consideriamo poi che quella Torre oscilla un po’, possiamo forse lontanamente immaginare la difficoltà dell’impresa.
Quanto le sarebbe piaciuto potersi costruire il nido in uno di quei balconi del Bosco Verticale. Tra tutti quegli alberi e quelle piante ci saranno così tanti moscerini ed insetti che non servirà fare neanche un po’ di fatica per trovare il cibo. Quelli però sono balconi per rondini VIR (very important rondini) mica per una rondine normale come lei.
Normale ma convinta di essere un comandante di volo.
Convinta a tal punto che a poco è servito allontanarla dall’aeroporto di Linate.
Una rondine, durante la fase migratoria, viaggia ad una velocità di circa 50 km/h ma, quando ne ha bisogno o durante i momenti di caccia, può volare ad una velocità di circa 100 – 110km/h. Considerando che in linea d’aria tra la Torre Velasca e l’aeroporto di Milano Linate ci stanno poco meno di otto kilometri, le servono circa quattro minuti per raggiungere la pista dello scalo milanese. Cinque se consideriamo anche i tempi di preparazione al volo, rullaggio e decollo dalla sommità della Torre ed i tempi tecnici per l’avvicinamento e l’atterraggio a Linate. Stessa cosa poi per tornare indietro, al suo nido, altri cinque minuti, per un totale di dieci minuti. Che sembrano pochi, ma nessuna rondine deve permettersi di lasciare incustodito il suo nido durante la notte. Neanche un secondo. I pipistrelli sono sempre pronti a rubarti tutto. È la prima regola che devi rispettare quando sei una rondine.
Non quando sei una rondine convinta di essere un comandante però. L’ attrazione verso tutte quelle lucine in fila che indicano una pista è più forte di ogni regola e l’idea di poter comunicare con una torre di controllo ti eccita a tal punto che tutte le notti scappi da quel nido e, per dieci minuti, diventi il comandante di volo più bravo di tutti, con un sacco di stelline e medagliette appese sulle ali e atterri a Milano Linate tra gli applausi dei tuoi passeggeri. Poi fai ritorno al tuo nido e lo fai coi motori al massimo, pregando che nessun pipistrello si sia accorto della tua fuga e di non trovare il nido sottosopra.
Sei fiduciosa.
Ti è andata bene tutte le notti.
Andrà bene anche questa volta.
E invece no.
La porta del nido è aperta.
La rondine comandante è sicura di averla chiusa per bene prima di essere volata via.
Se davvero è successo che i pipistrelli le hanno saccheggiato il nido mentre lei si divertiva sulla pista di Linate allora è finita. Non solo, probabilmente lo sanno già tutte le rondini della città e una volta che il sole sorgerà, sarà costretta a volare via dalla città. Da sola. Che significherebbe morte certa. Una rondine “pazza” come lei è un pericolo anche per tutte le altre rondini e il regolamento parla chiaro.
La porta del nido, però, non presenta segni di scasso. Nessuno ha le chiavi oltre lei. Come è possibile? La rondine comandante chiude gli occhi e, con le ali che tremano, trova il coraggio per fare quel passo in avanti che mai sarebbe riuscita a fare con gli occhi aperti.
Lei lo sa che appena riaprirà gli occhi troverà il nido sottosopra e un pipistrello gigante sul suo lettino.
Sbagliato: bravissima a guidare un airbus, negata con le previsioni.
Chi è quell’uomo che sta in piedi al centro del suo nido, davanti alla finestra, in silenzio?
“Scusa, ma tu chi sei?” chiede la rondine comandante con un tono quasi timido, dimenticandosi per un momento che quella è casa sua e che con un eventuale ladro mica ci si può permettere di essere timidi.
“Oh, perdona l’intrusione. Mi presento subito. Mi chiamo Fabrizio Santucci, ho 42 anni e sono un comandante di volo. Opero quasi sempre su tratte nazionali e da qualche giorno ho superato le 14.000 ore di volo. Un paio di settimane fa, per sbaglio, ho ascoltato la conversazione tra te e la torre di controllo di Linate. Volare è sempre stato il mio sogno e sono stato così fortunato che in parte l’ho realizzato. Sono un pilota e faccio volare gli aerei con tante persone dentro. Io però voglio volare per davvero, come fai tu, ma non ho le ali. Magari un giorno cresceranno. Come son cresciute a te, dopo aver aspettato per un po’ dentro al tuo nido. Per questo sono qui. Ho capito che per far crescere le ali devo prima saper stare dentro un nido, avere pazienza ed aspettare. Ti propongo un accordo quindi. Tutte le volte che tu decollerai da questo nido io mi arrampicherò qui, farò la guardia e terrò lontani i pipistrelli mentre tu ti allenerai sulla pista di Linate. Così, forse, tra un po’ di tempo tu guiderai un aereo vero, con tante persone a bordo, e io avrò un paio d’ali tutto mio. Che ne pensi?”
“Boarding completed” risponde la rondine, emozionata.