ioGero e vi racconto!

Luce e Ombra si amano da sempre.

ioGero... e vi racconto

In una scala che va da 1 a 10, quella di oggi, è stata una giornata difficile 100 per Michele.
Ma i problemi e i casini del lavoro restano al lavoro: è una delle regole che si è imposto da quando è diventato, senza quasi accorgersene, manager di alcuni dei cantautori più importanti d’Italia. Un ambiente pieno di squali quello della discografia. Lo avevano avvisato. Peccato che quando l’hanno fatto era già troppo tardi per fare marcia indietro. Michele poi è uno che se vede una sfida corrergli contro, gli si fionda addosso ancora più veloce. Appena però ha capito l’antifona di quello che l’avrebbe aspettato ha subito fatto un patto con se stesso: “Quando si decide che per oggi può bastare, non si lavora più. E lo si fa per davvero. Punto e basta”. Michele è uno di quelli che neanche risponde al telefono quando decide di staccare. C’è chi lo critica per questo suo atteggiamento un po’ troppo estremista. C’è chi dice, invece, che è proprio questa la chiave del suo successo: “Il lavoro resta al lavoro” ed a noi ci va benissimo così. Perché mica siamo finiti dentro questo racconto per assupparci le sue rogne. Se siamo qui è perché mi è rimasta l’attenzione incantata duecento metri più indietro rispetto a dove sono adesso.
Duecento metri fa infatti, mi trovavo proprio in corrispondenza della panchina dove Michele stava giocando al PERCHÉ con suo figlio Martino, che ha tre anni.
Martino è in quella famosa fase del PERCHÉ.
“Ti aspetta l’inferno” avevano detto a Michele amici e colleghi con figli un po’ più grandi di Martino. Che poi erano gli stessi che lo avrebbero dovuto avvisare che il mondo della discografia era pieno di squali.
Ed invece a Michele piace un sacco questa fase del PERCHÉ.
Lo emoziona l’idea che un essere umano come tutti gli altri esseri umani, soltanto un po’ più piccolo e più “nuovo”, si affidi completamente ad un altro essere umano, suo padre in questo caso, per scoprire il mondo.
Martino fa con Michele quello che noi facciamo con Wikipedia e Google.
Con la differenza che, in questo caso, non c’è il tasto “mi sento fortunato”. C’è però Michele che si sente tanto fortunato a poter stare seduto su una panchina insieme a suo figlio Martino durante uno di quei tramonti che è un po’ di settimane che non si vedevano a Milano.
“E perché è colpa del sole se ci sono le ombre?”.
La raffica di PERCHÉ di oggi era partita dal fatto che Martino fosse incuriosito dalle lunghe e nette ombre che il sole, calando sempre più veloce proprio davanti a loro, stesse disegnando sulle strade, sui palazzi e sulle auto parcheggiate.
“Perché luce e ombra stanno sempre accanto? È la luce che scappa oppure è l’ombra che la insegue?
Michele col passare delle settimane era diventato un fan del gioco del PERCHÉ. All’inizio, in realtà, andava un po’ in sbattimento quando Martino lo spingeva contro dei PERCHÉ a cui non sapeva rispondere. Poi ha capito che tutte le partite di PERCHÉ arrivano sempre ad un punto in cui non si sa più cosa rispondere e bisogna inventare. Ha scoperto che Martino si diverte tantissimo quando gli vede costruire delle risposte epiche, spettacolari e che il gioco del PERCHÉ è solo un pretesto che usano tutti i bambini per mettere alla prova i più grandi e vedere se sanno usare ancora la fantasia. Gli piace condurli in quel punto dove non si può più usare la razionalità e si è obbligati a giocare con le storie. Un luogo dove niente è reale ma dove loro, paradossalmente, si sentono più al sicuro.
“Hai presente due innamorati che si sono sempre amati ma non sono mai riusciti a stare insieme?” chiede allora Michele, eccitato dal fatto che gli si è appena accesa una storia dentro la sua testa e che può finalmente rispondere ai PERCHÉ sempre più incalzanti di Martino.
“In realtà il concetto di amore e innamoramento è qualcosa di poco chiaro a tre anni, ma ti seguo” ha risposto Martino, con un tono super professionale, come a dire “dai su, rispondi e non inventare nulla” ma che in realtà significa “inventa la storia più bella di tutte”.
“Luce e Ombra si amano. Si sono sempre amati, ma prima che la Terra diventasse un pianeta erano costretti a stare in due punti lontanissimi dell’Universo. Senza mai poter stare accanto. Nessuno sa bene quanto tempo hanno dovuto aspettare prima che nascesse il Pianeta Terra e potersi incontrare. Tu li vedi sempre vicini perché la prima volta che si son ritrovati a fianco Luce ha chiesto ad Ombra se gli andava di celebrare quel momento con un ballo e da quella volta non si son ancora fermati. Quindi non è Luce che sta scappando e non è neanche Ombra che la sta inseguendo. Luce e Ombra stanno ballando.”
Silenzio.
Il tipico silenzio che si crea agli esami universitari quando l’allievo ha appena finito di rispondere e il docente deve prendere una decisione.
Il silenzio di adesso significa però che Michele e Martino sono tutti e due al centro di quel posto dove la realtà si mescola alla fantasia e si sta così bene lì che nessuno dei due vorrebbe più tornare indietro. Ma sono quasi le 19.
A Michele spetta la sua birra.
A Martino il suo giro in altalena.
“Va bene, ti credo” ha risposto Martino con le gambe che correvano già verso il parco giochi.

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