Se hai due smartphone in mano è poco probabile che tu non sappia che ore sono. Quindi perché mi stai chiedendo che ore sono? Dimmi cosa vuoi realmente da me. Dove sta la fregatura? Ai miei tempi era un lusso potersi avvicinare agli anziani e se ci riuscivi ti mettevi fermo e muto in un angolo per ammirarli con stupore. Oggi è il tempo in cui ci si avvicina agli anziani per fotterli. Purtroppo per te, però, sei cascato male figlio mio. Ho fatto l’investigatore privato per 38 anni prima di andare in pensione. Poi ho capito che investigatore si nasce e si muore. Non si smette mai. Quindi anche se sono in pensione in realtà non lo sono mai andato e mentre tu mi chiedi che ore sono io ti sto già studiando. Vuoi rallentare il mio passo e stai cercando di fermarmi per poi, con un guizzo, rubarmi il portafogli? Non uso contanti caro giovinotto. Vuoi il mio smartphone? Mi spiace. Niente smartphone. Ho un nokia 3310, vale meno di dieci euro, e sta attento che è duro. Posso farti molto male con un colpo ben assestato di 3310. Vuoi il mio orologio? Tieni. Prendilo pure. Sappi però che se ti prendi il mio orologio ti prendi anche il tempo che mi resta a disposizione e tu mi dai il tuo. Sei sicuro di volerlo ancora il mio orologio? Non vuoi neanche quello? Tutto chiaro quindi: sei uno di quelli che si diverte semplicemente a picchiarli gli anziani, registri tutto con uno di quei telefoni che tieni in mano e poi carichi i video sull’internet. Per questo hai due smartphone. Con uno filmi e con l’altro… con l’altro non voglio neanche saperlo cosa ci fai.
Un flusso di pensieri di tale entità richiede non poco tempo per poter essere elaborato, eppure le sinapsi di Camillo furono in grado di metterlo in piedi nello stesso tempo in cui Tommaso riuscì soltanto ad alzare la mano, per attirare l’attenzione di Camillo, e dire: “Scusi, sa per caso che ore sono?”.
Anzi, se vogliamo essere precisi, mentre Tommaso pronunciava ancora la parola “caso” Camillo aveva già pensato tutto ed era già pronto ad interrompere la domanda di Tommaso.
“Non ti vergogni farabutto?”.
“Come dice?” ha cercato di rispondere Tommaso, incespicandosi sulle parole e balbettando nello stesso modo in cui fanno i bimbi quando vengono scoperti nel pieno di una loro magagna. “Come diavolo ha fatto quel vecchio a capire che l’orario era soltanto una scusa per arrivare ad altro?” pensava Tommaso sotto lo sguardo attento e minaccioso dell’anziano. Doveva trovare una via di fuga e aveva poco più di un secondo di tempo per farlo. Meno di due sicuramente.
Uno.
Uno e mezzo.
Uno e tre quarti.
Due meno un pezzetto.
Tempo scaduto caro Tommaso.
“Ti ho scoperto! Che intenzioni avevi?” incalzava il vecchio.
Inventa subito qualcosa Tommaso, inventa la cosa più assurda che ti viene in mente. Fallo adesso.
“Era soltanto la scusa per attaccare bottone. Ho bisogno di parlare con qualcuno”.
Ecco, tra tutte le scuse che poteva inventare, Tommaso ha detto la verità.
E la verità spiazza persino Camillo che ora vede quelle parole sparate dalla bocca di Tommaso entrare nella sua vita e fare goal nella sua giornata. Sembra un portiere di calcio quando di fronte a certi razzi lanciati dai giocatori avversari non può fare altro che lasciarli entrare nella sua porta. Impotente.
Uno ad uno e palla al centro cari Tommaso e Camillo. Adesso che vi siete incontrati però giocatevela.
C’è tutto un pomeriggio davanti a voi. Sulla carta un apparente pomeriggio di gennaio, di quelli insignificanti e anonimi. In realtà basta poco e questo pomeriggio insignificante può trasformarsi nella finale della Coppa del Mondo.
Vi fa schifo il calcio?
E allora può diventare il nuovo Big Bang.
Non vi appassiona l’astronomia?
Fatemi pensare. E se diventasse il nuovo film di Troisi?
Come sarebbe a dire “sarebbe fantastico ma é impossibile”.
Voi cominciate a parlare intanto che a rendere possibile l’impossibile ci penseranno le vostre parole.
Noi ci mettiamo comodi.
