Dormono tutti questa mattina.
Dorme Martina. Sul fianco sinistro, accovacciata come quando si trovava dentro al pancione di sua mamma, prima di nascere, anche se adesso sta dormendo sul lettone della sua camera da letto, abbracciata e protetta dalle braccia di Fabio.
Dorme Fabio, anche lui sul fianco sinistro, orgoglioso e felice di proteggere Martina con le sue grandi braccia.
E dorme anche la sveglia che è cascata sul comodino, sul lato sinistro ovviamente: Martina e Fabio sono così belli da guardare che ti rilassano e lei, la sveglia, si è rilassata così tanto che si è appisolata e ha perso l’equilibrio. Quanto le sarebbe piaciuto staccarsi la spina, lanciarsi giù dal comodino e strisciare sino ai piedi del lettone dove stanno dormendo i due ragazzi, per poi arrampicarsi e sgattaiolare in mezzo a Fabio e Martina. Al calduccio.
È una di quelle mattine in cui essere puntuali, cominciare a suonare e svegliare tutti fa sentire in colpa persino lei che monta tecnologia e meccanismi Svizzeri. I numeri uno della puntualità.
Quindi ha deciso di fregarsene, di fingere un malore, che poi nel suo caso sarebbe un guasto, e di spegnersi. Questa mattina proprio non se la sente.
È la mattina in cui cominciano le vacanze di Natale. Le scuole si fermano, molti uffici chiudono, i ricchi partono, i poveri sospirano un po’ di più, i tempi nelle periferie delle città si dilatano e tutto rallenta cosi da permettere alle vie del centro di accelerare e aumentare il ritmo che tra poco diventerà frenetico ed isterico.
Le città funzionano come un organismo. Se una parte ha bisogno di più sangue, ci sarà un’altra parte pronta a riceverne meno.
Martina lavora come commessa in una delle più importanti gioiellerie del centro di Milano, proprio lì dove la pressione sanguigna raggiunge i valori più alti.
In giornate come quella di oggi si deve puntare a fare il record di vendite e bisogna stare al top della forma.
La sveglia è quella di tutte le mattine: 7:25.
La prima.
Poi 7:30, 7:33 e l’ultima alle 7:35, quella che riesce a buttarla giù dal letto per davvero.
È una di quelle mattine che ancora fuori è buio, così buio che la mattina sembra notte.
Martina apre gli occhi.
Le succede tante volte. Non è un sonno prepotente il suo anzi, è un sonno un po’ timido. Come lei, che non sa mai se è il caso di restare ancora un po’ o di andare via. Martina apre gli occhi e guarda la sveglia.
Le 6:48.
Quanto la rende felice questa cosa di svegliarsi prima della sveglia e pensare “che bello, posso stare a letto quasi un’ora ancora”?
Tanto.
Si raggomitola un altro po’ su se stessa e si spinge indietro, per farsi avvolgere meglio dalle braccia di Fabio.
Chiude gli occhi.
La pioggia batte sulle tapparelle.
Che palle, pensa.
Riapre gli occhi.
Le 6:49.
Quanto veloci corrono i minuti quando vorresti dormire? Un minuto pare durare cinque secondi. Sei al massimo.
Meglio dormire.
Serra le palpebre e le stringe.
Come fanno bambini quando desiderano che il giorno dopo arrivi subito e provano a dormire a comando così poi si svegliano ed è già domani.
Peccato che funzioni soltanto quando si è bambini.
Spalanca gli occhi.
Le 6.50.
Ma come è possibile? Sono passati 5 secondi.
E adesso cosa è sto rumore?
Vento?
Sì sembra vento.
Raffiche di vento una dopo l’altra, che si schiantano sulle tapparelle bagnate e le scuotono.
Martina sorride adesso. Uno di quei sorrisi che nascono spontaneamente quando dentro la testa ti si accende un pensiero che ti fa stare bene.
Fabio che dorme, lei che sorride con gli occhioni giganti aperti in silenzio. Visti dal comodino dove si trova la sveglia sono ancora più belli. E Martina torna a guardarla.
Le 6:52.
Ma che fa? Sbadiglia? Sì, la sveglia sbadiglia. Non crede ai suoi occhi. Adesso la vede dondolare. Pare che stia per addormentarsi.
Le 6:53.
Cade, cade, cade.
Caduta. La sveglia è appena caduta, da sola, sul comodino.
Gli occhi di Martina diventano sempre più grandi. Ora la vede calarsi giù dal comodino, pare un ladro che ha appena svaligiato una banca e sta scappando. Da vera professionista adesso tira via la sua spina e si spinge sino ai piedi del lettone e comincia ad arrampicarsi.
Eccola.
Martina a questo punto si da un pizzicotto, per essere sicura di non essere finita dentro un sogno. E dalle sue sinapsi le arriva la conferma. È tutto vero.
La sveglia si intrufola tra lei e Fabio, si lascia andare sul cuscino e si addormenta definitivamente. È spenta, ma sembra sorridere.
Come sorride Martina che adesso sente le raffiche di vento far festa sula tapparella e non vede l’ora di alzarsi dal letto, di correre sotto la doccia, di preparare il caffè per lei e Fabio, di mangiare una fetta biscottata al volo, di acchiappare l’ombrello rosso e di uscire di casa.
Perché sarà bellissimo mettere il piede fuori dal portone, aprire l’ombrello e cominciare una battaglia già persa contro il vento.
Sarà bellissimo vedere l’ombrello piegarsi al contrario e alzare la testa verso la finestra della sua camera da letto dove troverà Fabio, con la tazzina di caffè in mano, che farà spallucce come a dire “..niente ci fa, tira su il cappuccio. L’ombrello poi lo compriamo nuovo”.
