ioGero e vi racconto!

Quella diavola di Sara.

ioGero... e vi racconto

Padre Antonio come prima cosa, quando apre, aggancia il portone della Chiesa alla catenina che lo tiene aperto e bloccato vicino alla parete, al riparo da quelle raffiche di vento che altrimenti lo scaraventerebbero contro il muro ogni cinque minuti. Poi serve farlo mettere a posto e servono più offerte della gente, ma i fedeli sono sempre meno e quindi meglio evitare e meglio la catenina.
Padre Antonio per le 8:15 lo trovate già in chiesa generalmente, anche se l’orario ufficiale della parrocchia è 08:30 – 19:00 dal lunedì al sabato e 09:00 – 18:00 la domenica.
A Padre Antonio però gli piace l’idea di arrivare prima. Giusto per godersi un po’ di tranquillità, dare l’acqua alle piante, sistemare le letture del giorno e suonare le canzoni di Cochi e Renato con l’organo a palla dentro la chiesa.
Cosa che però non gli riesce mai.
Neanche questa mattina ce l’ha fatta.
“Padre, le posso confidare una cosa?”.
“Buongiorno Sorella, sono ancora le 8:10. Torna pure tra venti minuti”.
“Padre è urgente!”.
Padre Antonio si fa il segno della croce allora, bisbiglia qualcosa senza farsi sentire e poi prosegue a voce alta:
“E allora se è urgente dimmi pure sorella, sono qui per ascoltare” anche se avrebbe voluto dirle: “Dimmi quello che mi devi dire ma appena te ne esci pure tu col discorso di Sara e del demonio ti assicuto fuori dalla chiesa.”.
“Sara, l’edicolante, ha fatto il patto col diavolo” gli ha confidato la signora che pareva essersi svegliata con questo pensiero.
Padre Antonio non ne poteva più di sta storia.
Milano è grande, ma il mondo è piccolo e i quartieri sono piccolissimi. I quartieri, soprattutto quelli più antichi, hanno delle dinamiche che ricordano quelle di un paesino. Ogni anno ha un argomento tra le tendenze, quasi come twitter e l’argomento di questo 2019 è “Sara e il demonio”.
“Dovete smetterla con questa storia, Sara è una donna in gamba, non c’è alcun demonio piedi piedi. Io vedo solo tanta invidia. Discorso chiuso!”.
“Ah è cosi? E allora io cambio parrocchia, me ne vado da Padre Pino, che lui sa ascoltare” ha concluso la donna voltando i tacchi e avviandosi verso l’altra parrocchia.
Di sto passo padre Antonio avrebbe perso tutti i fedeli, però non se la sentiva di fomentare notizie false pur di creare clamore e riempire la sua parrocchia.
Meglio perderli certi fedeli che trovarli, pensava lui, a costo di azzerare le offerte.
Se doveva pensare ai conti e alle offerte allora se ne stava in banca, dove aveva lavorato per quindici anni prima della chiamata.
“A saperlo io non rispondevo a quella chiamata” diceva scherzando Padre Antonio, col sorriso tra i baffi, di fronte alla statuetta della Madonnina in fondo alla navata laterale. Una statuetta che i fedeli trascuravano un po’, vista la posizione un po’ svantaggiata e proprio per questo la sua preferita.
“Io non ce la faccio ad essere come Padre Pino, che pur di raccogliere fedeli e offerte, fomenta tutte le dicerie. Intanto si è fatto pure il SUV. Tu l’hai visto il SUV che si è fatto?!” chiedeva intanto alla Madonnina. “Dice che gli serve per portare la comunione ai malati. Il SUV?!? E tu niente gli dici?”
L’espressione della madonnina era quella di chi avrebbe voluto dire: “lascia stare, non mi far parlare”. Ed infatti non parlava. A questo punto ne approfittava Padre Antonio per continuare lo sfogo. “E non solo il SUV. Ho scoperto che ha tappezzato la chiesa di schermi al plasma 60 pollici, dove scorrono le parole e i canti che devono recitare i fedeli. Ha fatto diventare la messa un karaoke! E la vaschetta dell’acqua benedetta?! L’hai saputo? Una vaschetta idromassaggio per le mani. Tutto pagato con le offerte, pure quelle dei miei fedeli.”
La statuetta era rimasta senza parole. Già non parlava prima, figuriamoci dopo aver sentito la storia della vaschetta dell’acqua benedetta idromassaggio per effetti benefici sulle mani dei fedeli. Mutissima. E Padre Antonio si sentiva sconfortato da questo silenzio. Vero è che era forte. Ma ogni tanto qualche parola di conforto e di incoraggiamento avrebbe fatto piacere anche a lui. Ma da chi? Da Padre Pino? Neanche sotto tortura. In teoria funziona così. I preti vanno da altri preti quando hanno bisogno. E padre Pino era quello più vicino. Ma neanche morto.
E allora non restava che l’edicola come alternativa per scambiare due chiacchiere e rimettere a posto i nervi. Andare all’edicola però significava travestirsi: togliere il colletto da prete, mettere gli occhiali da sole giganti e il cappellino. Ne aveva comprato uno di cappellino con scritto: PHEEEGA MILANO! Poi, raggiunta l’edicola, sarebbe entrato da dietro e si sarebbe nascosto, accovacciato, dietro al bancone con le riviste. Tutto per non farsi scoprire.
Perché l’edicola voleva dire Sara.
Sarà ha 32 anni. Gestisce l’edicola della piazza da quando ne aveva 18. L’ultima edicola a resistere in tutto il quartiere, una di quelle a chioschetto per intenderci dove si schiatta dal caldo d’estate e dove si congela d’inverno. Per gestire un’edicola serve tanta forza e Sara ha un particolare. Lei è la forza. Quando lei racconta della sua vita, e di tutte le cose che fa con i suoi due figli che sta tirando su da sola, comincia una lista interminabile di attività ed esperienze che pare non finire mai e quando sembra stia per concludersi aggiunge: “ah e poi sto in edicola dalle 6 del mattino alle 17”.
E come faceva? Chi gliela dava la forza? E il tempo? Da dove lo prendeva?
“Senti questa, senti questa Sarù” le stava sussurrando adesso Padre Antonio mentre leggeva un taccuino dove si era appuntato tutte le assurdità che giravano su di lei: “Quella donna ha chiesto al diavolo giornate lunghe 48 ore invece che 24”. E subito gli partiva la risata. Perché a Padre Antonio tutta sta faccenda lo innervosiva e il suo nervosismo si trasformava in risata isterica. “Senti, senti” continuava “dice che tra tutti i giornali che vende ne ha trovato uno col diavolo, lo ha aperto e il diavolo le ha rubato l’anima”. E via di risate ancora più intense. “E adesso senti la più bella della settimana Sarù” dice Padre Antonio prendendo respiro tra una risata e l’altra: “Padre Antonio se le capita, provi a passare all’edicola con la scusa di un biglietto per l’autobus. Se lei avvicina l’orecchio, dentro l’edicola e prova a sentire, sente il diavolo che ride”. E dopo questa sono in due a ridere: Padre Antonio, che adesso è così rosso da sembrare una bottiglia di vino, e Sara che, tra un biglietto per l’autobus, un quotidiano ed una settimana enigmistica, deve pure asciugarsi le lacrime che le escono fuori per le risate.

“Rida rida pure senza motivo, signorina Sara. È il diavolo che la fa ridere!!!” le ha appena urlato una cliente dopo aver comprato Novella2000. “Ma adesso glielo vado a dire a Padre Antonio! Anzi no a Padre Pino” ha continuato ad urlare allontanandosi dall’edicola. Padre Antonio e Sara continuano così sino a quando non dimenticano da dove son partiti con le risate. A quel punto Padre Antonio si sente come “confessato” e con l’anima pronta ad affrontare una nuova giornata. Toglie il cappellino e gli occhiali, sistema il cappotto e indossa di nuovo il colletto da prete. Può tornare in parrocchia.

“Portameli i due bambini in Chiesa ogni tanto, che non li vedo da quanto te li ho battezzati” gli ricorda ogni volta Padre Antonio mentre va via dall’edicola.

“E quando Padre Antò? Non ho mai tempo” si giustifica Sara.

“E non ti bastano 48 ore al giorno Sarù? Ma allora sei proprio una diavola” e puntualmente le regala un occhiolino e un sorriso che Sara non lo sa bene cosa sia la fede e neanche la spiritualità, però dopo quel gesto si sente più forte di prima. E meno sola.

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