C’è un momento nella vita di chi lavora in cucina in cui le cipolle si arrendono, smettono di lottare e non fanno più piangere chi le sta affettando.
Eleonora negli ultimi 8 anni aveva lavato, sbucciato, tagliato ed affettato circa 4 kg di cipolle… al giorno.
Sapeva che diventare Chef era un percorso lungo e faticoso. Fatto di impegni e sacrifici. Da qualche parte doveva pur cominciare però. E lei partiva dalle cipolle. In realtà anche dalle patate da pelare e dai piatti da lavare. D’altra parte però c’era anche l’affitto da pagare e quindi benissimo i piatti, benissimo le patate e benissimo le cipolle che facevano piangere.
Con la speranza e la convinzione, dentro di lei, che prima o poi i palati di tutto il mondo si sarebbero inchinati alla sua frittata.
Eleonora cucinava da Dio. I piatti che portava a tavola appartenevano ad un’altra categoria, ma la frittata…
Chi ha avuto la fortuna di vederla ai fornelli, durante la preparazione di una frittata, parla di una Eleonora che addirittura lievitava, si alzava in volo di almeno quindici, venti centimetri dal pavimento talmente si lasciasse trasportare da quel piatto.
“Prima o poi tutto il mondo avrà l’acquolina in bocca al pensiero di assaggiare la mia frittata”.
Affidandosi a questo pensiero, ogni giorno, Eleonora indossava il suo grembiule e cominciava a sbucciare le cipolle.
I suoi occhi spillavano una quantità tale di lacrime che il pavimento della cucina si allagava. E così, il vecchio e rimbambito titolare della trattoria, il Signor Franco Passalacqua, originario di Palermo, non capendo da dove arrivasse tutta quell’acqua, chiamava puntualmente il suo amico idraulico che però, in tutta onestà, non sapeva cosa dirgli. I tubi erano a posto, i rubinetti nuovi e immacolati, i sifoni non perdevano e l’idraulico Stefano, che di cognome invece faceva Cazzaniga ed apparteneva ad una famiglia di idraulici da 4 generazioni, si sentiva in imbarazzo perché non riusciva a capire la provenienza di quell’acqua che allagava puntualmente il pavimento. Fino a quando un giorno, non sapendo più che pesci prendere, assaggiò un paio di quelle gocce che componevano quel tappeto d’acqu: erano salate. Gocce d’acqua salata. Le ipotesi erano due: il mare stava arrivando a Milano e, visti i cambiamenti climatici in corso, non era proprio da escludere come ipotesi, oppure, ed è l’ipotesi che di più convinceva Stefano Cazzaniga, si trattava di lacrime. Lacrime umane.
“Franco, qui è tutto a posto. Non c’è niente che perde. L’ acqua che ogni giorno ti allaga la cucina è fatta di lacrime. Lacrime umane. Questo è un miracolo.” Con queste parole Stefano Cazzaniga aveva comunicato la sua scoperta al titolare della Trattoria.
Il Signor Franco allungò subito il braccio per trovare un punto d’appoggio e non cadere per terra. Aveva la faccia di chi sta per avere tre infarti contemporaneamente. Poi guardò subito la statuetta di quella Madonnina che stava sulla mensola della cucina fin dal primo giorno di attività e cominciò a far su e giù col capo come a volerle dire: “Madonnina mia, allora ho fatto bene a portarti con me da Palermo 35 anni fa”.
Il tempo di riprendersi e Franco telefonò subito alla moglie Mimma, cuoca storica della trattoria, per comunicarle il grande evento e raccomandandole di stare zitta e di non farsi scappare nulla dalla bocca. Ma come fu e come non fu, fatto sta, che la sera stesso si formò la fila fuori dalla trattoria.
Eleonora capì che quello era il momento. Stavolta fu lei a guardare la statuetta della Madonnina sulla mensola della cucina e, anche se non era proprio una ragazza religiosa, aveva l’impressione che la testa della Madonnina facesse su e giù come a volerle dire: “Dai, adesso tocca a te. Tira fuori la tua frittata”. Eleonora, con la scusa del grande afflusso di gente alla trattoria, propose al Signor Franco di aggiungere la sua Frittata al menù che era rimasto sempre lo stesso dal primo giorno d’attività. Figuratevi che i prezzi in euro erano stati appiccicati con lo scotch sopra i prezzi ancora in lire.
“E va bene, come la chiamiamo questa frittata fuori menù? Frittata Eleonora?” chiese il Signor Franco ad una Eleonora visibilmente emozionata e spaventata per la richiesta.
“Frittata Miracolo, chiamiamola così”.
Nessuno conosceva la ricetta segreta della Frittata Miracolo e nessuno era mai riuscito a capire se il successo di una semplice frittata fosse dovuto agli ingredienti oppure ad un discorso di procedimento e temperature.
Intanto la Frittata Miracolo diventava un caso a Milano. Tutti la volevano mangiare. Tutti volevano cenare in quella trattoria di piazza Abbiategrasso. Anche Renato Forlì ha voluto assaggiare una porzione di quella frittata. Stiamo parlando del critico culinario più importante d’Europa che si è presentato in Trattoria senza prenotare e senza avvisare. Eleonora, quando ha saputo della presenza “del Forlì” in sala, è diventata rossa sulle guance ed ha sentito una vampata di calore cosi forte che se avesse misurato la sua temperatura in quel momento avrebbe fatto scoppiare il termometro. La statuetta della Madonnina era sempre lì che faceva sì con la testa come a dire: “…sta tranquilla che tu la tua frittata devi fare. Quella che fai ogni giorno. Niente di più e niente di meno.” Eleonora decise che era il caso di ascoltarla e provò a concentrarsi. Prese un respiro profondo e in pochi secondi era già a 20 centimetri da terra che preparava la Frittata Miracolo più importante della sua vita. Seguì il piatto sino a quando il Signor Franco non lo portò oltre la porta della cucina. L’avrebbe voluto seguire anche in sala ma non poteva. Lei doveva aspettare lì. Lo Chef non deve condizionare chi sta gustando un suo piatto. E allora il suo tempo si fermò. Si fermò sino a quando la stessa porta della cucina, una di quelle a spinta tipo saloon, non cominciò a sventolare e vide apparire il Signor Franco, seguito “dal Forlì”.
“Posso stringerle le mano?” le chiese Renato Forlì.
“Dice a me?” domandò Eleonora con una voce che tremava più di una lavatrice che sta facendo la centrifuga a 800 giri.
“Vede altri Chef in questa cucina?” domandò il critico.
“No…effettivamente” ed allungò la mano verso quella di Renato Forlì.
“Cosa ha fatto lì?” chiese l’esperto indicando una scottatura che Eleonora aveva sotto al polso, quasi dove comincia la mano.
“Dove? Ah qui.” La centrifuga adesso aveva raggiunto i 1000 giri. “Qui… niente.. solo un problema con le frittate. Non sono molto brava a girarle.”
